Il Mercante Portatore di Conoscenza
Questo in buona parte gli derivava anche dal fatto che il commercio fu una invenzione e poi una prerogativa del tempio che aveva tutto l'interesse a nobilitare questa funzione dal momento che era portatrice di benessere per la propria città.
Anche quando il commercio sarà liberalizzato e cominceranno ad affermarsi i mercanti laici, il rapporto con il tempio non verrà mai meno, anche perché erano gli artigiani del tempio, orafi e gioiellieri, che lavoravano secondo formule "segrete" richiestissime collane-amuleto o preziosi talismani con sequenze di vaghi personalizzate secondo i casi.
Inoltre nel corso di periodiche funzioni religiose si ricordava al mercante l'etica della sua professione con la recita di versetti mirati ad incoraggiarlo:
Il mercante che porta con sé il capitale
Tuo lo salvi dai flutti.
Fai risalire chi scende nell'oceano
E lo rivesti di ali.
A chi investe denaro in paesi lontani
Samash allunga la vita.
(DA: INNO A SAMASH: II, 65-70)
Tra queste pratiche è rilevante quella che invoca la benedizione divina prima di intraprendere un viaggio d'affari e che doveva esser sostenuta con sacrifici e libagioni secondo una liturga vincolante che prevedeva il modo di camminare, la conta dei passi, gli inchini, le abluzioni, ecc. In tale contesto ci è stato tramandato pressochè integro uno "Scongiuro a Sin per la ripresa degli affari" che segue uno schema abbastanza comune ad altre invocazioni del genere: lode al dio e alle sue opere, esposizione della propria disastrosa situazione finanziaria dovuta all'ira di qualche dio, richiesta di rabbonire il dio irato, richiesta di ripresa degli affari.
Ma non esistevano solo preghiere per ottenere favori o lodi agli dei protettori. Nel corso delle funzioni pubbliche, nei versetti che salmodiavano i sacerdoti venivano elencati anche gli "umani" peccati dei mercanti e dei commercianti ricordando loro anche la pena divina che incombeva:
Chi manomette le bilance, commette frode,
chi sostituisce le pietre preziose della borsa
verrà frustrato nel guadagno
e rovinerà il suo avere.
Chi esige il pagamento prima della scadenza
non ne godrà il frutto
e non lo godranno i suoi eredi
e nella sua casa non entreranno i suoi fratelli.
(DA: INNO A SAMASH: II, 105-115)
Prescindendo dai vincoli di ordine morale che imponevano al mercante di seguire un'etica rigorosa in quanto il commercio, per mantenersi e prosperare, doveva esser onesto, esisteva comunque anche una rigorosa legislazione un materia.
Vennero ben presto introdotti dei regolamenti che, oltre a stabilire delle penalità per i mercanti disonesti, fissarono anche dei limiti massimi per i tassi d'interesse sui prestiti, sia per ridurre il rischio di possibili speculazioni sia, e sopratutto, per facilitare l'acquisizione dei nuovi capitali indispensabili allo sviluppo dell'attività commerciale.
Concetto decisamente all'avanguardia che anticipa di quasi cinque millenni le dottrine capitalistiche sull'impresa.
Fu in questo contesto che nacquero le unità di misura riconosciute e controllate ufficialmente da un organo di governo. L'uso di pesi e misure falsificate era severamente punito: se in una transazione commerciale veniva dimostrato che un mercante venditore aveva usato misure alterate, decadeva da ogni diritto e rischiava il sequestro dell'intero credito parte del quale andava alla vittima e parte allo stato.
Parallelamente vide la luce anche un sistema monetario basato sulle granaglie (grano e orzo in particolare), sul rame, sull'argento e - molto più raramente - sull'oro. Questo, grazie anche all'intraprendenza sumera, sfociò in breve tempo in quello che potremmo definire un sistema bancario ante litteram, di cui la lettera di credito fu forse la massima espressione. (Fig. 12)
Il meccanismo era abbastanza semplice ed efficace.L'agente mercantile partiva dalla propria città con un carico di merci che gli venivano affidate da uno o più commercianti e che veniva minuziosamente descritto in una lettera di affidamento dove si metteva in rilievo sia il valore delle merci che la sua responsabilità diretta sulle stesse. Giunto alla prima tappa del viaggio, il mercante vendeva il carico ricevendone in cambio una tavoletta firmata dove si precisava il credito che poteva vantare, pari al ricavato della vendita, e che veniva espresso in sicli di rame o, più raramente, di argento. Con questa tavoletta- lettera di credito il nostro mercante poteva comprare, nella stessa località o in altre dove risiedevano agenti convenzionati con il compratore, delle merci di valore corrispondente che poi rivendeva altrove.
Era un'operazione che poteva ripetersi all'infinito e che permettava ad un buon mercante di realizzare utili notevoli anche con un solo viaggio, soprattutto tenendo conto del fatto che, a partire dalla fine del III millennio a.C., esistevano diverse agenzie sumere sparse nei principali mercati dell'Oriente Antico, dall'Anatolia al Golfo Persico, all'India, che funzionavano da centri di appoggio commerciale, fondendo le moderne caratteristiche di agenzie d'affari, di "camere di commercio" e di istituti di credito commerciale.
Risulta ben chiaro che una simile organizzazione non poteva esser messa a punto da una piccola corporazione di mercanti ma che a monte doveva esistere una organizzazione ben più forte, come il tempio o il palazzo, che aveva tutto l'interesse di sostenere queste attività commerciali, sia economicamente che politicamente. Infatti lo stato, qualsiasi fosse la forma assunta nelle varie epoche, ne ricavava vantaggi immediati sotto forma di tasse o di diritti che il tempio (il suo archivio notarile) percepiva all'atto del deposito dei contratti.
Scrive Chierici: "L'organizzazione del commercio fu una delle glorie dei Sumeri e dei loro successori, i Babilonesi, perchè i Sumeri introdussero nella loro organizzazione commerciale "internazionale" un metodo, un'immaginazione e un dinamismo che non erano conosciuti prima di loro e che furono dimenticati da molti popoli che li seguirono" (CHIERICI A:: 1980).