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Il Sistema del Kâru

 

Con il nome kâru in epoca proto-dinastica si indicava un tratto di riva fluviale controllato dal palazzo dove si radunavano il mercanti. Questo termine, applicato inizialmente ai porti fluviali del Sud della Mesopotamia, agli inizi del III mill. venne esportato fino all'Anatolia centrale. Il kâru assunse allora il significato sia di "quartiere dei mercanti" che di "banco commerciale".

Il suo funzionamento è molto ben documentato da due gruppi di testi cuneiformi dell'inizio del II millennio. Per le fonti paleo-babilonesi, a capo di un kâru si trovava il wakil tamkàri, un alto funzionario incaricato dell'amministrazione dello stesso che fungeva da intermediario tra il palazzo e un gruppo di mercanti "autonomi" che gli venivano affiancati o che si sceglieva lui stesso. In genere si tratta di un gruppo di 5 mercanti cui si dovevano aggiungere paleo-babilonese era una emanazione statale, essendo riservato alla gestione del commercio inteso come esclusiva del re o del tempio. I "privati" potevano sì rischiare, ma solo su concessione del palazzo.

Con l'incremento degli scambi, il kâru subì una prima evoluzione: trasformandosi in una specie di "fondaco" dei mercanti, divenne non solo residenza dei mercanti locali, ma anche di quelli stranieri che, riuniti secondo il loro paese d'origine, vi depositavano le loro mercanzie. Sappiamo che i mercanti che risiedevano in un kâru mesopotamico o elamita godevano di una certa autonomia  e di una giurisdizione particolare (come i baili veneziani) ma queste notizie si affievoliscono in epoca paleo-babilonese.

I kâru paleo-assiri, noti attraverso gli archivi dei mercanti assiri die Kanis (identificata con il sito di Kültepe), sono in tutto una quindicina ma sappiamo che ognuno di loro controlla anche una sub-agenzia (wabartu): per cui già nella seconda metà del II mill. a.C. contiamo ben trenta centri mercantili di questo tipo distribuiti nella sola Anatolia centrale.

7. Gli scambi carovanieri venivano controllati da società mercantili che possedevano propri agenti e propri fondaci (kâru) nei centri principali. A lato: la pianta del kâru di Kanesh in Anatolia e, sopra, una tavoletta redatta proprio a Kanesh nel XIX sec. a.C. relativa al traffico carovaniero con Assur. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 16.
7. Gli scambi carovanieri venivano controllati da società mercantili che possedevano propri agenti e propri fondaci (kâru) nei centri principali. A lato: la pianta del kâru di Kanesh in Anatolia e, sopra, una tavoletta redatta proprio a Kanesh nel XIX sec. a.C. relativa al traffico carovaniero con Assur. (Arch. Centro Studi Ricerche Ligabue); ibid., pg 16.

Sempre grazie all'archivio di Kanis, sappiamo che i kâru possedevano uno statuto amministrativo e legale ben definito messo a punto dalla stessa "scuola" o "gilda" dei mercanti. Capitale del commercio assiro in Anatolia, il kâru di Kanis era governato da una assemblea plenaria che risultava dall'unione di due camere: quella dei piccoli e quella dei grandi mercanti residenti nella città, indipendentemente dal loro paese d'origine.

Cuore del sistema era il bèt kàri , o ufficio del kâru, sede ufficiale della corporazione dei mercanti, dove si conservava l'archivio delle transazioni e dove si dirimevano le liti e si celebravano i processi tra gli affiliati. Un Esartu, o "Consiglio dei Dieci", controllava tutte le transazioni commerciali e agiva come esecutivo con l'incarico di negoziare con le autorità locali.

Tuutti i centri commerciali assiri dell'Asia Minore funzionavano sul modello del kâru di Kanis e ricevavano commesse e istruzioni attraverso una propria rete di staffete che assicuravano il recapito delle tavolette (MICHEL.C.: 2001).

 

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